In questi giorni ho visto uno dei più bei film mai fatti
negli anni ’90: Philadelphia.
Grandissimo il cast con Tom Hanks, Antonio Banderas e Denzel
Washington; ed ancora più grandi le musiche di Bruce Springsteen che sono
fantastiche, non ha caso ha vinto l’oscar.
Philadelphia è film drammatico che parla di due temi taboo
degli anni ’80 e ’90: omossessualità e AIDS.
Due tematiche spinose, soprattutto quella dell’AIDS.
Mi ricordo che gli anni ’80 furono anni tremendi dove si
palpava in Italia il concetto di droga, eroina in particolare.
Lo stato fece una pubblicità progresso sull’argomento che è
entrata nella cultura pop della mia generazione e non solo.
Il motto era: se la conosci la eviti, se non la conosci ti
uccide.
La pubblicità si caratterizzava per la musica molto
particolare; per il bianco e nero delle immagini tranne un alone viola intorno
alle persone infette.
Una cosa analoga l’ho rivista anni dopo nel film Schindler
list nella figura della bambina dal cappotto rosso che rappresentava calvario
degli ebrei.
Immagini crude, quelle della pubblicità, che non so quanto
siano state utili per debellare questa piaga.
Perché forse hanno fatto di più le morti che questa malattia
si è portata dietro.
Mi ricordo che da piccolo vicino alle scuole della mia
città; nelle vie chiuse; nei giardinetti era comune vedere una miriadi di
siringhe usate.
Erano veramente tantissime.
Tutte poi porche di sangue e spesso con l’ago ancora
integro.
Mi ricordo una scena del film “champagne in paradiso” dove
durante una canzone di Albano delle immagini facevano vedere dei bambini che
marciavano sulle siringhe piantate nel terreno dei giardinetti.
Un’immagine di rimpossesso di quello che era loro.
Un altro richiamo è stato fatto poi dal film Joan Lui di Cementano
dove si vedono dei tossicodipendenti che si bucano.
Non mi potrò mai scordare del cartone contro la droga che
vedeva fra i vari protagonisti Alf e le tartarughe ninja.
E poi grande la scena di ironica che si rifà alla pubblicità
di prima nel film Anni ’90 dove uno dei protagonisti, l’attore che interpretava
Natale nel film Mary per Sempre, quando gli viene fatto presente che potrebbe
avere l’AIDS dice che non ce l’ha perché non si sente un alone rosa addosso.
Se ne è parlato tanto per poi di colpo finire.
Non so se è per il fatto che la mia generazione invece di
“bucarsi” ha preferito tornare alla brava canna e all’extasi o perché, come ho
scritto prima, chi ne faceva così largo uso è morto; oppure perché, come dicono
i complottasti, chi voleva mettere in giro questo male si è arricchito a
sufficienza e ha lasciato collassare il tutto.
Di sicuro questo film ha trattato un tema veramente spinoso
rompendo un taboo e facendo vedere HIV per quello che è: una malattia che può
colpire tutti, anche non i drogati.
Secondo me non sbaglio a dire che fu la peste degli anni ’80
e ’90.
Inoltre poi è interessante vedere come è trattato il tema
della omosessualità negli anni ‘90.
Ho trovato emblematiche tre scene in particolari.
La prima è quando l’avvocato viene rimorchiato da un
omossessuale in farmacia perché difendendo un gay aveva dato l’impressione di
essere di quelle tendenze sessuali, e la sua reazione.
Il secondo è quando l’avvocato chiede ad un testimone se è
omosessuale spiegando che tutti in segreto se lo stanno chiedendo.
Terzo quando il giudice gli ricorda che nelle aule di
tribunale tutti sono uguali e l’’avvocato a sua volta gli ricorda che fuori
dall’aula non esiste questa regola.
Un film che consiglio vivamente in quanto è uno dei
capolavori del cinema mondiale.
Voto film: 9,5
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